IMPOLLINAZIONE

I fiori delle Orchidee sono ermafroditi, contengono, cioè, sia gli organi riproduttivi maschili (androceo) che quelli femminili (gineceo); questi organi sono fusi insieme (caratteristica univoca delle Orchidee) in quello che viene chiamato ginostemio o colonna, situato in posizione centrale, sopra il Labello.

L'androceo è composto da uno stame che porta due masse polliniche (a volte inizialmente protette da una membrana) sostenute da due penducoli (caudicole) che convergono in una ghiandola viscosa (detta viscidio o retinacolo) il cui compito è quello di appiccicarsi al capo degli insetti impollinatori; l'insieme di masse polliniche, caudicola e viscidio formano il c.d. pollinodio o pollinio.  Quasi tutte le Orchidee italiane appartengono alla Sottofamiglia delle Monandrae, quelle specie cioè dotate di un solo stame fertile; unica eccezione è la c.d. "Scarpetta di Venere" (Cypripendium calceolus) che invece possiede due stami fertili (Sottofamiglia delle Diandrae).

Il gineceo è situato, nella quasi totalità delle specie, sotto l'androceo ed è rappresentato da una fossetta vischiosa (stimma) alla quale aderisce il polline. L'ovario è interno, posto cioè alla base degli organi fiorali, e si presenta contorto nelle specie soggette a resupinazione.

In alcune specie, il ginostemio si prolunga in una struttura detta rostro o becco il cui compito è quello di tenere separati pollinodii e stimma onde evitare l'autoimpollinazione.

 

Le parti del fiore di Orchidea

Ginostremio

L'impollinazione nelle Orchidee avviene, come abbiamo detto, ad opera degli insetti; i meccanismi che queste hanno adottato per attirare gli insetti impollinatori sono tra i più evoluti, specializzati e spettacolari di tutto il mondo vegetale.

La maggior parte delle Orchidee, come molte altre piante con fiore, offrono una "ricompensa" all'impollinatore rappresentata dal nettare; tuttavia, una gran parte di quelle nostrane non offrono alcuna ricompensa, ma attirano gli insetti con varie ed intriganti forme di inganno.

Tra i sistemi di inganno meno evoluti, si riporta quello delle Serapias, in cui il casco del fiore riproduce, molto grossolanamente, la tana di molte vespe scavatrici. Tra i più evoluti, invece, quello delle Ophrys, in cui il Labello riproduce l'addome della femmina dell'insetto impollinatore ed emette un odore simile a quello degli ormoni femminili dell'accoppiamento, amplificando il richiamo sessuale; gli insetti, dunque, non sono attratti da necessità nutritive, ma dall'istinto alla riproduzione.

Nel genere Orchis, i fiori sono muniti di uno sperone che non contiene nettare ed emanano un odore molto debole; gli insetti vengono attirati grazie alla somiglianza, per morfologia e colorazione, con altri fiori che contengono nettare e che fioriscono nello stesso periodo (questo fenomeno è detto mimicria o mimetismo). Interessante notare come, sebbene in generale gli insetti impollinatori siano molto più attratti da stimoli di carattere olfattivo che da quelli di carattere visivo, in questo genere di Orchidee accade esattamente il contrario, la mimicria è principalmente di tipo visivo.

Il fenomeno della mimicria, è ritenuto la principale causa degli alti livelli di variabilità della morfologia e della colorazione di alcune specie di Orchidee; sembra quasi che gli insetti imparino a riconoscere ben presto quali siano i fiori che non contengono nettare e li evitino, così che questi sono obbligati a "mutare" per confonder loro le idee.

Se il problema principale delle Orchidee è quello di promuovere il trasporto del polline da parte degli insetti, non secondario è quello di assicurarsi che questo polline venga poi depositato su un fiore della stessa specie.

Come abbiamo visto, nella maggior parte delle Orchidee il fiore viene visitato dagli insetti per sbaglio; in particolare, nelle specie che usufruiscono di mimicria, l'insetto non frequenta solo fiori di Orchidea, ma anche gli altri fiori che a questi assomigliano. L'Orchidea, quindi, aveva la necessità di assicurarsi che il suo polline fosse rilasciato su un'altra Orchidea e non su un fiore simile; in questo senso deve essere spiegato il fatto che i pollinodii sono dotati di una base "adesiva" (il viscidio) e, quindi, rimangono saldamente attaccati all'insetto finché questi non visita un fiore con uno stimma sufficientemente adesivo anch'esso da riuscire a trattenerli, provocando la fecondazione.

 

 

 

 

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