Amanita verna (Bull.: Fr.) Lam. |
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Altre foto
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Note Tassonomiche: | |||
Ordine: |
Agaricales. |
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Famiglia: |
Amanitaceae. |
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Etimologia: |
Dal Latino "vernus"= primaverile, per il periodo di crescita. |
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Sinonimi: | Agaricus vernus Bull. 1783 (Basionimo). | ||
In letteratura viene (da alcuni autori) riconosciuta una Amanita verna var. decipiens che differirebbe dalla specie tipo (oltre che per trascurabili differenze morfologiche) per una reazione positiva (giallo-vivo) alle basi forti (KOH) su tutte le parti del fungo, tranne che sulla volva. La valenza tassonomica di questa caratteristica non è stata ancora definitivamente accertata, tant'è che Traverso ("Il genere Amanita in Italia") la segnala come tipica di Amanita verna in generale. |
Descrizione macroscopica: | |||
Basidiomicete terricolo a crescita tipicamente primaverile, caratterizzato da una colorazione completamente bianca in ogni sua parte, solo sporadicamente presenta delle leggere sfumature ocracee al centro del pileo. Il cappello ha sempre un diametro sensibilmente inferiore rispetto alla lunghezza del gambo e mediamente più piccolo rispetto alle altre Amanita; il margine non è mai striato, la cuticola è separabile dalla carne. Le lamelle sono bianche ed adnate. Il gambo è sempre molto slanciato, ornato da un anello "a gonnellino" posizionato molto in alto e con la base, bulbosa, inguainata da una volva membranosa e persistente a forma di sacco. La carne è immutabile alla sezione, con odore insignificante nei giovani esemplari, sgradevole negli esemplari adulti; sapore non significativo. A causa della sua crescita sempre molto infossata nel terreno, la volva e la parte inferiore del gambo si presentano spesso sporche di terra. Cresce esclusivamente in ambiente termofilo-mediterraneo, prevalentemente nei boschi di latifoglia (con una certa predilezione per quercia e castagno), tuttavia non disdegna la crescita sotto conifere. |
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Descrizione microscopica: | |||
Spore ovoidi, 7-10x6,5-7,5 µm, amiloidi. | |||
spore in lugol | spore in lugol | ||
Somiglianze ed Osservazioni: | |||
Ancora oggi, troppo spesso, si verificano casi di avvelenamento da consumo di Amanita verna, erroneamente e superficialmente scambiate per prataioli (Agaricus). Al riguardo, facciamo notare come tutti gli Agaricus, sebbene presentino colorazioni nel complesso biancastre come Amanita verna, sono sprovvisti di volva alla base del gambo e, soprattutto, presentano sempre le lamelle più o meno rosate nei giovani esemplari e violacee negli esemplari adulti. Gli Agaricus non hanno MAI le lamelle bianche. Potrebbe essere altresì confusa con Amanita phalloides var. alba (Vittad.) E.-J. Gilbert, anch'essa velenosa mortale, completamente bianca in ogni sua parte, ma con fibrille innate sulla superficie del cappello, gambo ornato da una zigrinatura concolore e base mediamente più bulbosa. Altra possibile confusione potrebbe aversi con Leucoagaricus leucothites (Vittad.) Wasser (= Lepiota naucina), anch'esso completamente bianco ma privo di volva alla base del gambo, ovvero con qualche Amanitopsis (a volte si presentano completamente bianche) che, però, presentano il margine del cappello striato e sono prive di anello. |
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Commestibilità: | |||
Velenoso mortale, provoca sindrome falloidea. Le sue sostanze tossiche vanno ad intaccare esclusivamente le cellule epatiche; per questo motivo le lumache (che sono prive di fegato) se ne possono cibare senza problemi. |
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Diffusione e ritrovamenti: | |||
La troviamo regolarmente tra metà Aprile e metà Maggio nei castagneti di Casi di Teano (CE). La sua presenza sul Vesuvio è stata segnalata nell'ultimo censimento effettuato, tuttavia, noi personalmente non l'abbiamo mai rinvenuta in quel territorio. |
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Bibliografia: | |||
Traverso M. "Il genere Amanita in Italia" - 1998. | |||
Picariello G. & al. "Elementi di biodiversità del Parco Nazionale del Vesuvio" - 2000. | |||
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